
Va bene, sì. È tutto vero. Tomás Nevinson, l’ultimo romanzo di Javier Marías, edito da Einaudi, è un capolavoro.
Circa 600 pagine di “Oddio, come andrà a finire? Lo farà davvero?”.

Dopo il bellissimo Berta Isla – di cui vi avevo parlato nel lontano 2019 (sono già passati tre anni, send help!) – Marías torna a parlare della spia (suo malgrado) Tomás Nevinson, il marito di Berta. Un uomo inafferrabile, tenuto lontano dalla sua famiglia per anni, a causa di un misterioso impiego nei servizi segreti.
Eppure Tomás aveva fatto ritorno a Madrid, ormai quarantenne, giurando di aver lasciato il suo incarico. Eppure. Eppure…
È la storia di una spia, sì. Ma è anche la storia di un uomo che vuole sentirsi di nuovo utile, che vuole provare a se stesso di non essere finito, di avere ancora qualche carta da giocare. Ma forse uccidere a vent’anni non è lo stesso che pensare di farlo a quaranta. Forse la fede, la lealtà cieca verso la missione da compiere, verso un ideale, una persona, un mestiere può finalmente essere messa in dubbio. Le certezze possono crollare. E come condannare un altro essere umano se non si è certi della sua colpevolezza? Ebbene, forse autoconvincendosi che si sta facendo la cosa giusta…
Quando uno si vede obbligato a fare qualcosa che non gli piace o gli ripugna, non gli rimane altra scelta che convincersi che quell’atto non sia poi così sbagliato, che non sia in fin dei conti esecrabile, e cerca di ripulirsi la coscienza con una giustificazione.
p. 508
Uno di quei romanzi in cui vorresti sottolineare tutto, ogni parola. Uno di quelli di cui vorresti saper citare interi paragrafi per quanto sono intensi e brutalmente autentici.
Un romanzo seducente, divertente e tipicamente JavierMariasiano – un termine appena coniato dalla sottoscritta – perché ha quella caratteristica folle di essere senza tempo: è soltanto e semplicemente universale.

E così, fra sospetti, minacce, disperazione, Marías affronta il tema della Spagna dell’ETA, accostando quasi, con una destrezza superba, certe scelte compiute dai servizi segreti a quelle dei terroristi. Ci fornisce un identikit delle spie perfette, condividendo il loro mantra:
La crudeltà è contagiosa. L’odio è contagioso. La fede è contagiosa. La follia è contagiosa. La stupidità è contagiosa. Noi dobbiamo badare a non infettarci.
p. 403
… E anche i loro consigli per studiare e/o avvicinare il nemico (o il prossimo, direi):
È sempre sospetta una persona che non si concede mai la vanità né il tormento di guardarsi indietro.
p. 202
… La vanità è incommensurabile e universale, perfino negli individui più insignificanti.
p. 187
Che dire?
Fatevi un regalo: leggetelo.
A presto, amici lettori!