
Incipit carini e dove trovarli
Guardiane speciali
Ebbene sì. La protagonista del romanzo di Valérie Perrin, Cambiare l’acqua ai fiori, si chiama Violette Toussaint ed è la guardiana di un cimitero di un paesino della Borgogna. Questa è la storia della sua vita. La storia di una donna alla ricerca di se stessa e della sua felicità.
Ammetto che prima di decidermi a leggere questo libro ci ho messo un bel po’. Il mio solito snobismo mi impediva di arrendermi a “quello che dicono tutti” e cioé che “è un libro bellissimo”. Poi, parlando con un’amica, mi sono resa conto che sono una scema (beh, non posso essere perfetta, vi pare?!): forse, se un romanzo diventa un caso letterario e piace così tanto, un motivo c’è. Magari non sempre. Non per forza. Ma qualcosa ci deve essere. E così, mi sono fidata della mia amica ed eccomi con la prima confessione: l’ho divorato. E non è solo perché è scritto in maniera incredibilmente onesta e scorrevole, è per la costruzione della storia, per le storie nella storia, per le atmosfere che riesce a evocare. Per i continui colpi di scena, per la disinvoltura e l’eleganza con cui l’autrice riesce a farti ridere e piangere in pochi passaggi. E quindi, grazie Chiara per avermi convinta a leggerlo.
Le spectacle doit continuer o… L’arte di non arrendersi
Ma siccome l’infelicità non mi è mai piaciuta ho deciso che non sarebbe durata. La sfortuna deve pur finire, prima o poi.
p. 11
Quello che fa innamorare di Violette, secondo me, è la caparbietà con cui riesce ad andare avanti, a dispetto di tutte le prove che la vita o il destino (per chi ci crede) le mettono davanti. Insieme al suo umorismo che, più che francese, a volte, sembra essere inglese (francesi, non me ne vogliate! Avete sicuramente molte altre qualità 😝).
Insomma, trovo una vecchia targa con scritto Alle mie care scomparse e la tiro nel camion. Poi vedo una signora molto perbene, non vi dico il nome per rispetto e perché è una persona gentile e coraggiosa… Recupera la targa Alle mie care scomparse dal cassone e la mette in un sacchetto di plastica. “Che ci fai con quella?” le chiedo. E lei, serissima: “Mio marito è senza palle, la regalo a lui!”
p. 122-123
Se a salvarti devi essere tu
Una volta chiuso il cancello il tempo è mio, ne sono l’unica proprietaria. È un lusso essere proprietari del proprio tempo, lo ritengo uno dei più grandi lussi che l’essere umano possa concedersi.
p. 47
Struggente l’esigenza di Violette, un’orfana cresciuta troppo in fretta, di essere amata e forse salvata dalla sua mancanza di autostima, dalla sua convinzione di non avere nessun valore. Eppure, ciò che resta ancora più impresso è il riscatto di questa donna, il momento (o forse i diversi momenti) in cui realizza che l’unica che può salvarla è proprio lei.
“Se la vita è solo un passaggio, almeno su questo passaggio seminiamo fiori”
Ci sono tantissimi elementi in questo romanzo indimenticabile: l’amore tossico, il lutto, la famiglia, il rapporto con la morte e con i morti, la solitudine, la speranza, l’amicizia, il perdono, la sopravvivenza, la rabbia, la poesia.

L’ingrediente più interessante per me (strano a dirsi per una 32enne imbruttita) è sicuramente l’inno alla luce. Voi direte “che”? Eh, lo so. Ma è questo quello che ci ho visto io. In ogni pagina, anche quelle che per forza di cose ti strappano una lacrima, c’è la promessa della luce. Di un futuro migliore. Di un nuovo amore. Di una nuova avventura. Una specie di preghiera che probabilmente andrebbe recitata più spesso.
Perché, alla fine, sono d’accordo con quello che dice Françoise Pellettier, un personaggio del romanzo (non vi dico altro perché su questo blog lo spoiler è bandito):
Sa, ci sono varie vite in una vita.
p. 283
E quindi, cari miei, dovete assolutamente leggere “Cambiare l’acqua ai fiori” in questa vita.
Alla prossima puntata, amici lettori!
Mi hai convinta a leggerlo. O almeno a metterlo in libreria
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😍 prova! A me è piaciuto tanto!
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