Domani a quest’ora

L’ultimo romanzo di Emma Straub indaga il rapporto padre-figlia aprendo una finestra nel tempo e scoprendo una dimensione nuova sulle infinite variabili dell’esistenza

Una protagonista normale

Alice sta per compiere quarant’anni. Vive a New York, lavora nell’Upper East Side, nell’amministrazione della scuola in cui ha anche studiato, è fidanzata da un anno con Matt, dopo una lunga serie di relazioni occasionali e fallimentari. Soprattutto, però, Alice ha un padre, Leonard, famoso scrittore di fantascienza, al quale è molto legata e che va a trovare ogni giorno in ospedale, dove è ricoverato in condizioni abbastanza gravi. Il giorno del suo quarantesimo compleanno, dopo aver rifiutato la proposta di matrimonio di Matt, la protagonista festeggia a cena con l’amica di sempre, Sam, una donna super impegnata e presa dai suoi figli piccoli. Mentre torna a casa, Alice decide di entrare nel bar in cui passava le serate da ragazzina e, guadagnatasi una bella sbornia, si ritrova stranamente davanti al portone di casa di suo padre, dove cade in un sonno profondo. 

È questo il momento in cui accade la magia

Si sentiva come si sentiva sempre in certe notti d’estate, come se le mancasse già il momento che ancora stava vivendo. 

p. 203

Un’altra possibilità

Tante persone trascorrevano la loro vita desiderando di essere capite. Tutto ciò che Alice voleva era più tempo.

p. 239

Al risveglio, Alice si ritrova sedicenne. In casa c’è suo padre Leonard, perfettamente in salute, con in grembo la gatta di famiglia mentre legge il giornale. Davanti a sé, la prospettiva di vivere l’intera giornata del suo compleanno nel corpo di un’adolescente, ma con la mente e i ricordi di lei ormai quarantenne. Il futuro è tutto da scrivere.

Così inizia il viaggio nel tempo di una giovane donna alla riscoperta della sua identità, delle sue passioni, dei suoi segreti. Nel tentativo disperato e, al tempo stesso, dolcissimo, di salvare la vita al padre.

Leggi l’articolo completo su Jefferson.

Dimmi come stai e ti dirò cosa leggere – vol. 6

IL BLOG RIAPRE CON LA CELEBRE RUBRICA “DIMMI COME STAI E TI DIRÒ COSA LEGGERE”, CON CONSIGLI DI LETTURA PRÊT-À-PORTER (CON TANTO DI VOTI) E RECENSIONI TELEGRAFICHE.

E quindi… 3, 2, 1… Let’s go 2023!

un romanzo breve da leggere tutto d’un fiato. “MEMORIE DI UN BARO” DI Sacha Guitry, pubblicato da adelphi, racconta LE avventure dI UN UOMO CHE, PERSA L’INTERA FAMIGLIA PER UN INCIDENTE LEGATO AI FUNGHI, DIVENTA PRIMA groom iN ALCUNI albergHI di lusso E POI FINISCE COL VIVERE LO SFAVILLANTE MONDO DEI casinò.

Se stai cercando un libro divertente ma dallo stile insolito e piacevole, se intendi ricominciare a leggere in modo soft, scorrendo le pagine con il sorriso sulle labbra, e ti piacciono le storie strampalate e avventurose, troverai le vicende di questo baro perfette per te.
VOTO: 8

  • Avvertimenti e chicche: suggerendovi questo testo, non voglio spingere nessuno a perdersi nel vizio del gioco 😂 (non mi assumo nessuna responsabilità in tal senso); questo è l’unico romanzo dell’autore francese che, per il resto della sua vita, è stato attore, regista e sceneggiatore, nonché personaggio chiave della Nouvelle Vague.

AVETE PRESENTE QUANDO VI IMBATTETE IN UN TITOLO E PENSATE “MI PIACE DI SICURO”? PER ME è STATO COSì CON “LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE“. considerato il testamento di joseph roth e pubblicato per la prima volta nel 1939, il romazo descrive gli ultimi giorni dI Andreas Kartak, un clochard che una sera, LUNGO LA SENNA, riceve 200 franchi da uno sconosciuto, con la promessa di restituirli alla «piccola santa Teresa» nella chiesa di Santa Maria di Batignolles. DA QUEL PRECISO MOMENTO, INIZIERANNO UNA SERIE DI VICISSITUDINI CHE SCONVOLGERANNO L’ESISTENZA DI ANDREAS.

A metà tra la fiaba e la critica ai modelli consumistici novecenteschi (ma direi anche odierni), Roth stupisce per l’abilità con cui riesce a descrivere il desiderio dell’uomo nelle sue diverse declinazioni e per la scelta di raccontare vita, morte e miracoli di un reietto, di una vittima dell’alcolismo che vuole mantenere a tutti i costi la parola data. Forse, in tutti noi, c’è un po’ di Andreas Kartak.
VOTO: 8.5

  • Avvertimenti e chicche: suggerendovi questo testo, non voglio spingere nessuno a perdersi nel vizio del bere 😂 (non mi assumo nessuna responsabilità in tal senso); dal romanzo è tratto il film di Ermanno Olmi del 1988, vincitore del Leone d’Oro alla 45esima mostra internazionale d’arte drammatica di Venezia e a interpretare il protagonista fu il compianto Rutger Hauer ❤️

Dimmi come stai e ti dirò cosa leggere – vol. 5

TORNA LA RUBRICA “DIMMI COME STAI E TI DIRÒ COSA LEGGERE”, CON CONSIGLI DI LETTURA PRÊT-À-PORTER (CON TANTO DI VOTI) E RECENSIONI “TELEGRAFICHE”.

Questa coda del 2022 è a tinte gialle e, soprattutto, segnata da scrittrici argute. Non perdetevele… Specialmente se vi manca qualche regalino natalizio 😉

PER PARTIRE COL BOTTO, VI VOGLIO CONSIGLIARE l’autrice rivelazione per me degli ultimi mesi del 2022: Amélie Nothomb E IL SUO CELEBRE “IGIENE DELL’ASSASSINO“, EDITO DA VOLAND.

Se sei alla ricerca di una storia che si pone trasversalmente tra il grottesco, il surreale e il genere giallo e ami spasmodicamente i dialoghi e gli scambi sagaci e intrisi di cinismo, questo è il libro che stai cercando.
VOTO: 8

  • Consigli per gli acquisti e per regali dell’ultima ora: recentemente, vi ho parlato di un altro romanzo della Nothomb, Cosmetica del nemico. La doppietta giusta per innamorarsi dell’autrice.

AGATHA CHRISTIE è LA REGINA INDISCUSSA DEL GIALLO. polvere negli occhi di mondadori si apre con un omicidio… ma non sarà l’unico delitto della vicenda e, questa volta, una delle vittime è una conoscente di Miss Marple, celebre personaggio plasmato dall’autrice – si dice – sulla base della descrizione di una vecchia zia.

Se, come me, hai nostalgia di un giallo classico, confortante come il tè delle 17.00 in una giornata uggiosa, e ti manca scervellarti fino alle ultime pagine su “chi diavolo è l’assassino?”, regalati Polvere negli occhi.
VOTO: 7

  • Consigli per gli acquisti e per regali dell’ultima ora: la produzione della Christie è praticamente sterminata. Tutte le estati della mia adolescenza non si concludevano senza aver letto almeno un’opera della Dama dell’impero britannico. Tra i romanzi che ho amato di più, sicuramente ci sono Assassinio sull’Orient Express (con il mitico Hercule Poirot), Dieci piccoli indiani e La serie infernale.

Quattro galline

Uno dei più straordinari romanzi strani degli ultimi anni medita sull’esistenza dell’uomo attraverso l’universo delle galline.

Semplice trama, profondo significato

Gli occhi di una gallina sono le ultime vestigia dei dinosauri, un minuscolo varco nella preistoria degli animali con il cervello grosso quanto una noce. Dagli occhi di una gallina non puoi spremere nessun significato, perché lì dentro di significati non ce ne sono. La follia oscura tutto.

p.11

“Quattro galline” è l’esordio letterario dell’americana Jackie Polzin. Il primo aspetto che vi colpirà nel cominciare a leggere questo romanzo è l’assoluta semplicità della trama. Dimenticate pagine e pagine di nomi di persone e luoghi da ricordare o plot twist improvvisi. Questa è la storia di una coppia del Minnesota e delle loro quattro galline: Hennepin County, Gam Gam, Gloria e Testanera.

Nell’immergersi nelle prime pagine del libro, si avverte un iniziale senso di spaesamento. Personalmente, credo di avere provato quella strana sensazione del primo vero giorno di vacanza quando, messo da parte a fatica, il ritmo serrato del dovere, riusciamo finalmente ad acquisire quello più lungo e profondo del respiro. È il rilassamento tanto agognato durante l’anno. Un ritmo lento che incuriosisce.

Seguiamo da vicino la vita della protagonista, la sua preoccupazione per lo stato di salute delle sue galline, la cura e la pulizia del pollaio, la ricerca del giusto mangime, fino a entrare in punta di piedi nel suo atipico universo. Un universo dolce e incerto, fragile e ironico che incornicia un momento dell’esistenza di una donna che lotta contro l’assenza, contro la solitudine. Un’occasione per indagare le difficoltà di comunicazione della nostra epoca ma anche il modo di vivere la maternità agli inizi del XXI secolo e la necessità di prendersi cura degli altri.

LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO SU JEFFERSON.

Cosmetica del nemico

Quando si è destinati a diventare colpevoli, non è necessario avere qualcosa da rimproverarsi. Il senso di colpa si aprirà un varco con qualsiasi mezzo. È la predestinazione. Il giansenismo: altra invenzione olandese.

p. 32

La trappola

Un aeroporto. Un uomo che legge, ingannando l’attesa di partire. Uno sconosciuto fastidioso che cerca di attaccare bottone. Tutto fa pensare a un piccolo contrattempo. Un banale intoppo nella solita routine. Eppure, è il punto di partenza di una trappola in cui Texor Texel incastra Jérôme Angust, la stessa trappola in cui cade il lettore di “Cosmetica del nemico” di Amélie Nothomb ed edito da Voland che non può non lasciarsi rapito da questo giallo insolito e brillante.

-Non va dimenticato che è il mio senso di colpa a ispirarmi il desiderio di essere ucciso da lei.
-Se fosse vero, non se ne vanterebbe tanto. Il rimorso è una colpa supplementare.
-Sta citando Spinoza!
-Mica è colto solo lei!
-Spinoza non mi piace.
-È normale. A me piace molto.
-Le ordino di uccidermi!
-Non amare Spinoza non è una ragione sufficiente perché io la uccida.

p. 72

Il romanzo breve: tra filosofia e comicità

Che cosa c’entra la cosmetica con un passante che chiede a un ignaro passeggero di ucciderlo? Perché questo passante parla di giansenismo? Ma, soprattutto, per quale motivo quest’uomo sbucato dal nulla conosce il nome del passeggero?
È lui il nemico cui si riferisce il titolo del romanzo?

p. 76

Nella forma preferita dell’autrice e quindi quella del romanzo breve, la scrittrice belga riesce a metterci spalle al muro, con dialoghi mozzafiato e divertentissimi, in un crescendo di tensione che ci porterà a fare i conti con la doppiezza dell’uomo e con il suo vero nemico: se stesso.

Una lotta all’ultimo e più arguto motto di spirito smaschera con grazia l’incapacità – sempre attualissima – di sapersi guardare allo specchio e riconoscersi per quello che davvero si è.

VIDEO

Nothomb riporta a galla quel tentativo disperato di rimozione della colpa e di ricostruzione della propria immagine che riesce a giustificare le azioni e persino i pensieri più abietti.

Alla fine, la resa dei conti non può che essere con il nostro alter ego e con quella cosmetica che, proprio come spiega Texor Texel, inesorabilmente ristabilisce l’ordine universale.

-È troppo facile. Con un argomento simile, può trovare risposta a ogni assurdità.
-Normale. Sono la tua parte diabolica. Il diavolo ha una risposta per tutto.

p. 92

Brillante, sarcastico, lievemente sadico. Super consigliato.

Dimmi come stai e ti dirò cosa leggere – vol. 4

Torna la rubrica “Dimmi come stai e ti dirò cosa leggere”, con consigli di lettura prêt-à-porter (con tanto di voti) e recensioni “telegrafiche”.

Partiamo con Hanif Kureishi e il suo Il declino dell’Occidente“, edito da Bompiani.

Se ti piacciono i racconti, qui ne troverai otto. Feroci e privi di orpelli, pronti a sgretolare le nostre inossidabili certezze occidentali.
VOTO: 7.5

  • Consigli per gli acquisti e per regali di un certo spessore: il capolavoro di Kureishi è sicuramenteIl Budda delle periferie. Immenso.

… E ARRIVIAMO A ESHKOL NEVO E IL SUO “LE VIE DELL’EDEN”, edito da Neri Pozza

Partendo dal presupposto che qualunque cosa scriva Nevo è meravigliosa (sì, non ne sbaglia una e vi sfido a trovare un’opera al di sotto delle aspettative), se vi piacciono le storie intrecciate (simili, per intenderci, alla struttura di “Tre Piani”), questo romanzo fa per voi. Amore, senso di colpa, perdono, confessioni sono indagati magistralmente dall’autore israeliano.
VOTO: 8.5

  • Consigli per gli acquisti: ho amato praticamente tutto ciò che ho letto di Nevo ma tra i preferiti c’è sicuramente “L’ultima intervista“. Solo un aggettivo: pazzesco!

Mille lune

Per mia madre il tempo era una specie di anello o di cerchio, non una lunga linea. A camminare abbastanza, diceva, potevi trovare ancora vive le persone che avevano vissuto tanto tempo prima.

p. 28

Oggi vi racconto di Mille lune, scritto da Sebastian Barry ed edito da Einaudi.

La trama

Siamo in Tennessee, nel 1870.
Winona, che un tempo si chiamava Ojinjintka, che in lingua lakota significa rosa, è una giovanissima indiana rimasta orfana e cresciuta da due ex soldati dell’Unione: Thomas McNulty e John Cole. Nella fattoria vicino a Paris, circondata dall’amore dei suoi salvatori e di alcuni ex schiavi liberati, Winona prova a buttarsi il passato alle spalle, ma il ricordo dello sterminio della sua famiglia, del suo villaggio e della sua gente torna spesso a tormentarla.

Per noi tutti i vivi avevano un grande valore. Ma il valore che i bianchi davano a noi aveva una misura diversa. Noi non eravamo niente, perciò ammazzarci era ammazzare niente. Ammazzare un indiano non era reato perché un indiano non era niente di particolare.

p. 45

Gli anni passano e, diventata adolescente, la protagonista inizia a lavorare in città per l’integerrimo avvocato Briscoe. Una volta uscita dalla porta del suo studio, però, quello che Winona sperimenta è l’essere considerata una selvaggia, priva di qualsiasi diritto. E così, subita l’ennesima violenza, sarà costretta a cercare giustizia e a ritrovare la forza e la dignità del suo popolo.

video p. 28

p. 28

La nascita degli Stati Uniti

(…) Nell’America degli occhi bianchi non succedeva mai niente di benevolo o diabolico senza che di mezzo ci fosse un pezzo di carta. (…) Tutto il mio popolo era stato sterminato seguendo fedelmente la legge, non ne dubitavo. Ma non la nostra legge, che era fatta solo di parole nel vento.

p. 80

L’autore del romanzo, Sebastian Barry, ci mette davanti agli orrori della formazione degli USA, ai crimini commessi dai bianchi in nome di una legge arbitraria e al disprezzo verso altri popoli, reputati inferiori. Ci ricorda cosa significasse essere nero, indiano o nativo americano negli anni successivi alla guerra civile. Cosa significasse essere schiavo ma anche essere un soldato obbligato a eseguire ordini spietati, senza opporre resistenza.

Gli ingredienti dell’America di oggi

L’esperimento interessante svolto da Barry è raccontare le atrocità di quei tempi (che poi sono anche questi tempi, se ci fermiamo un secondo a riflettere) dalla prospettiva di un’adolescente che non conosce benissimo neanche la lingua di chi ha ucciso i suoi fratelli. Ai fan sfegatati della grammatica e della consecutio verbale dico subito: il linguaggio è spesso volutamente sporcato dagli errori grammaticali di Winona e potrebbe inizialmente suonare un po’ strano. Bisogna superare l’iniziale spaesamento per entrare nella mente della protagonista (o di chi, oggi, vive più o meno la sua stessa situazione).

p. 78

Ho trovato poi molto tenero e originale il modo in cui viene trattato il tema dell’amore. Probabilmente perché viene affrontato da punti di vista diversi, liberi da schemi narrativi ormai vetusti. Si parla di amore tossico, di omosessualità, travestimento, di amore per la terra, per la famiglia – qualunque essa sia – e per gli amici. Nei personaggi tratteggiati dall’autore e nei momenti dedicati al rapporto tra di loro, c’è tutta l’America attuale. Con i suoi colori e le sue contraddizioni.

Lottare per la libertà

Cominciavo a sentirmi una specie di mostro di coraggio. Com’era potuto succedere? Il gelido mantello del dubbio e dello spavento mi era caduto alle spalle. E mi domandavo se si sarebbe mai rialzato da quella terra fredda per tornare ad avvolgermi.

p. 60

Quella di Winona è una storia difficile che porta a ragionare su quanto sia cruciale trovare il coraggio di essere se stessi e provare a darsi valore, anche, e soprattutto, quando tutto il resto ci dice che non contiamo nulla.

Alla prossima puntata, amici lettori!

Il senso di una fine

L’ultima immagine non l’ho propriamente vista, ma quel che si finisce per ricordare non sempre corrisponde a ciò di cui siamo stati testimoni.

p. 5

Ho iniziato a leggere Julian Barnes qualche anno fa, grazie al consiglio di un amico. Dopo aver letto “Livelli di vita” mi ero detta: “Ok, questo è uno che scrive davvero”. Subito dopo era seguita la solita crisi dei 30 minuti in cui ripeto ossessivamente “Perché non scrivo come lui? Oh me tapina!” (dopo 30 minuti, mi passa, tranquilli. Perché penso: ehi, io scrivo meglio! Scherzo, ovviamente 😇).

Questa volta, vi parlo de “Il Senso di una fine“, edito da Einaudi e scritto nel 2011. Sembra sia anche abbastanza autobiografico…

Prima parte

La storia parte con la vita di tre amici nel corso del loro ultimo anno di scuola. Tre ragazzi molto diversi che fanno amicizia con un nuovo compagno di classe: Adrian Finn. Saggio, misterioso, profondo, incredibilmente intelligente, Adrian si distingue subito dai coetanei, lasciando a bocca aperta anche i suoi professori.

p. 11

Tra confidenze, paure, filosofia e la promessa di una nuova vita all’Università – fatta anche della scoperta dell’universo femminile – i ragazzi entrano in connessione, pur avvertendo quel senso di euforisco smarrimento tipico di chi sta per terminare un ciclo e per aprirne un altro.

Seconda parte

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La seconda parte del romanzo è costruita come un giallo. Un bel giallo.
Tony Webster, uno dei tre amici con cui si apre il racconto, che è anche colui che racconta la storia, riceve una lettera da un avvocato: è il beneficiario di un lascito di cinquecento sterline e, in più, ha ereditato un diario del suo vecchio amico Adrian Finn.

Ecco che il passato bussa alla porta di un Tony ormai sessantenne, padre, divorziato, pensionato e lo costringe a immergersi nella memoria della sua esistenza di giovane matricola. Perché Adrian gli ha lasciato un diario? Ed ecco che tornano in mente le delusioni amorose, le rivalità, la sua prima fidanzata, Veronica. Che fine hanno fatto i vecchi amici? E Veronica? Cosa c’entra con questa storia?

E comunque, il dolore è passato. Come ho detto, ho una certa attitudine all’autoconservazione.

p. 66

Tra tempo e memoria, sembra che la vita a un certo punto ti chieda il conto e ti metta davanti a un grande specchio con una spietata luce al neon puntata davanti che evidenzia tutte le tue fattezze. In un’alternza di ricordi e confronti con la mediocrità del presente, Tony arriverà a scoprire verità che avrebbe preferito non conoscere mai. Probabilmente, grazie al Tony del passato.

All’improvviso mi sembra che una delle differenze tra la gioventù e la vecchiaia potrebbe essere questa: da giovani, ci inventiamo un futuro diverso per noi stessi; da vecchi, un passato diverso per gli altri.

p. 82

Posso solo dirvi che con questo romanzo Barnes ha vinto il Man Booker Prize nel 2011. E aggiungo solo che, come accennavo prima: è un signore che scrive davvero.
Estremamente consigliato.

Alla prossima puntata, amici lettori!

Cormac McCarthy on my mind

Da oggi, mi trovate su Jefferson – Lettere sull’America, il primo portale in italiano interamente dedicato agli USA.

La mia rubrica si chiama Jefferson Bookplane (sì, sono cresciuta ascoltando buona musica) e proverò a parlarvi di letteratura americana.

Cormac McCarthy on my mind” è il mio primo articolo. Ve ne riporto uno stralcio:

Il Bianco e il Nero

Due uomini, chiamati solo “Bianco” e “Nero”, per il colore della loro pelle, seduti a un tavolo sul quale è poggiata una vecchia Bibbia, che discutono dei massimi sistemi. Nella fattispecie, un professore universitario (Bianco) che ha tentato di suicidarsi, buttandosi sui binari del Sunset Limited e un ex carcerato cristiano evangelico (Nero) che prima l’ha salvato e poi lo ha invitato nel suo modesto appartamento newyorkese. Due universi contrapposti destinati a non incontrarsi mai?
Beh, a questa domanda non risponderò. Innanzitutto perché lo spoiler è da sempre nemico del bene e, in secondo luogo, perché non è poi così importante. 

Per scoprire di più, non vi resta che cliccare qui.

A presto, amici lettori!

Cambiare l’acqua ai fiori

Incipit carini e dove trovarli

p. 9

Guardiane speciali

Ebbene sì. La protagonista del romanzo di Valérie Perrin, Cambiare l’acqua ai fiori, si chiama Violette Toussaint ed è la guardiana di un cimitero di un paesino della Borgogna. Questa è la storia della sua vita. La storia di una donna alla ricerca di se stessa e della sua felicità.

Ammetto che prima di decidermi a leggere questo libro ci ho messo un bel po’. Il mio solito snobismo mi impediva di arrendermi a “quello che dicono tutti” e cioé che “è un libro bellissimo”. Poi, parlando con un’amica, mi sono resa conto che sono una scema (beh, non posso essere perfetta, vi pare?!): forse, se un romanzo diventa un caso letterario e piace così tanto, un motivo c’è. Magari non sempre. Non per forza. Ma qualcosa ci deve essere. E così, mi sono fidata della mia amica ed eccomi con la prima confessione: l’ho divorato. E non è solo perché è scritto in maniera incredibilmente onesta e scorrevole, è per la costruzione della storia, per le storie nella storia, per le atmosfere che riesce a evocare. Per i continui colpi di scena, per la disinvoltura e l’eleganza con cui l’autrice riesce a farti ridere e piangere in pochi passaggi. E quindi, grazie Chiara per avermi convinta a leggerlo.

Le spectacle doit continuer o… L’arte di non arrendersi

Ma siccome l’infelicità non mi è mai piaciuta ho deciso che non sarebbe durata. La sfortuna deve pur finire, prima o poi.

p. 11

Quello che fa innamorare di Violette, secondo me, è la caparbietà con cui riesce ad andare avanti, a dispetto di tutte le prove che la vita o il destino (per chi ci crede) le mettono davanti. Insieme al suo umorismo che, più che francese, a volte, sembra essere inglese (francesi, non me ne vogliate! Avete sicuramente molte altre qualità 😝).

Insomma, trovo una vecchia targa con scritto Alle mie care scomparse e la tiro nel camion. Poi vedo una signora molto perbene, non vi dico il nome per rispetto e perché è una persona gentile e coraggiosa… Recupera la targa Alle mie care scomparse dal cassone e la mette in un sacchetto di plastica. “Che ci fai con quella?” le chiedo. E lei, serissima: “Mio marito è senza palle, la regalo a lui!”

p. 122-123

Se a salvarti devi essere tu

Una volta chiuso il cancello il tempo è mio, ne sono l’unica proprietaria. È un lusso essere proprietari del proprio tempo, lo ritengo uno dei più grandi lussi che l’essere umano possa concedersi.

p. 47

Struggente l’esigenza di Violette, un’orfana cresciuta troppo in fretta, di essere amata e forse salvata dalla sua mancanza di autostima, dalla sua convinzione di non avere nessun valore. Eppure, ciò che resta ancora più impresso è il riscatto di questa donna, il momento (o forse i diversi momenti) in cui realizza che l’unica che può salvarla è proprio lei.

“Se la vita è solo un passaggio, almeno su questo passaggio seminiamo fiori”

Ci sono tantissimi elementi in questo romanzo indimenticabile: l’amore tossico, il lutto, la famiglia, il rapporto con la morte e con i morti, la solitudine, la speranza, l’amicizia, il perdono, la sopravvivenza, la rabbia, la poesia.

p. 247

L’ingrediente più interessante per me (strano a dirsi per una 32enne imbruttita) è sicuramente l’inno alla luce. Voi direte “che”? Eh, lo so. Ma è questo quello che ci ho visto io. In ogni pagina, anche quelle che per forza di cose ti strappano una lacrima, c’è la promessa della luce. Di un futuro migliore. Di un nuovo amore. Di una nuova avventura. Una specie di preghiera che probabilmente andrebbe recitata più spesso.

Perché, alla fine, sono d’accordo con quello che dice Françoise Pellettier, un personaggio del romanzo (non vi dico altro perché su questo blog lo spoiler è bandito):

Sa, ci sono varie vite in una vita.

p. 283

E quindi, cari miei, dovete assolutamente leggere “Cambiare l’acqua ai fiori” in questa vita.

Alla prossima puntata, amici lettori!