Aprile: Il bacio più breve della storia

Accendi neon da bagno

in mezzo a un bosco fiabesco

Esistono donne il cui mistero svanisce d’un tratto

quando scoppiano a ridere.

Come se qualcuno accendesse neon da bagno

in mezzo a un bosco fiabesco.

Tu fai crescere boschi fiabeschi

in un bouquet di neon.

P. 61

E se in una notte parigina vi trovaste faccia a faccia con una creatura misteriosa e affascinante? E se l’unica cosa possibile da fare fosse baciarla?

Un bacio brevissimo. Indimenticabile.

E se, una volta aperti gli occhi, la creatura sparisse nel nulla?

Così inizia la storia di Mathias Malzieu, cantante e scrittore francese.

Un cocktail romantico e surreale, con personaggi ai limiti del cartone animato. Una storia profumata di atmosfere fiabesche e incantate. Di dolci e invenzioni infantili.

Un inventore che non inventa più, deluso dall’amore e arreso alla sua solitudine. Una donna invisibile. Un incontro che stravolge esistenza e certezze.

Un ex detective, amico delle star hollywoodiane. Elvis, un pappagallo addestrato per i pedinamenti in aria che riproduce anche il suono degli orgasmi. Cioccolatini al sapore di bacio.

Le conseguenze dell’amore

Poi mi sono innamorata. Più amavo e più a lungo scomparivo. Finché mi sono innamorata alla follia, diventando invisibile senza interruzioni.

P. 40

Annullarsi nell’altro. Rinunciare a se stessi. Per amore?

Per paura di perdere la persona amata?

Sono anche questi i rischi dell’amore. E di questo è disseminato il romanzo. Dei rischi che si corrono quando ci innamoriamo e quando non siamo più innamorati.

C’è chi addirittura dimentica il cuore su un taxi e non torna a recuperalo…

P. 51

Poi la svolta. Un incontro inaspettato e insperato che cambia tutto. E ci si ritrova a inventare di nuovo. Siamo improvvisamente ispirati, coraggiosi. Talvolta sfacciati. La fantasia si rimette al lavoro e ci spinge a pensare a cose che non avremmo mai immaginato di pensare.

Un unico scopo. Provare un’altra volta le sensazioni che abbiamo provato durante l’incontro magico. Riassaporare il mistero. Ed eccoci ad arrovellarci sul perché viviamo in questo stato di attesa perenne. Il logorio della domanda “perché non riesco a togliermi dalla testa questo bacio?”. E poi, “quando lo/a rivedrò?”, “perché non mi cerca?”.

foto blog aprile 4

Corsi e ricorsi agrodolci

Come si sente?”

“Baciata!”

“E i polmoni?”

“Normali.”

“Sensibili?”

“Meno del cuore”

“Perché di solito è il cuore a farla tossire?”

“Quando c’è lei, temo di sì.”

P. 69

Infine la fortuna decide di assisterci. Ritroviamo quella sensazione che abbiamo rincorso per giorni, mesi che sembrano anni. Piano piano ci affidiamo all’altro, anche se è invisibile. Anche se scopriamo che al posto del cuore gli è rimasto il foro di un proiettile. Ma cosa cambia? Insieme si costruisce una piccola routine. Quotidianamente stupiti dalla potenza inaspettata di questo Amorcerotto.

foto blog aprile 3

Forse ogni tassello sta tornando al suo posto? Non è facile ma ci buttiamo a capofitto con ogni brandello della nostra insicurezza.

E quando pensiamo di aver trovato una nuova stabilità…

Il passato bussa alla porta. Insinua il dubbio. Dobbiamo incontrarlo un’altra volta. Perché a spingerci c’è quella “specie di rabbiosa gioia”.

E il nostro Amorcerotto? Starà lì a guardare? Si arrenderà? O lotterà contro il Ritorno al passato?

E noi sapremo cosa fare? Cosa sceglieremo?

Se potessi scontrarti con un vero nemico, ti sentiresti sollevato, giusto?”

“Sì! Una vera stronza mi farebbe proprio bene. Così potrei vendicarmi come un cowboy del cazzo!”

“Ma tu hai un nemico…”

“Ah, sì? E chi sarebbe?”

“Te stesso!”

“…”

“Sei il tuo peggior nemico, vecchio mio! Il più spietato, maldestro e difficile da controllare.”

P. 88

foto blog aprile 2

Ora o mai più

Alla fine scegliamo, amici lettori. Si sceglie sempre. Prima o poi.

Non voglio svelarvi niente di più. Leggete questo breve romanzo come se fosse la favola della buonanotte che vi leggeva vostra mamma prima di andare a dormire. O che leggete ora ai vostri figli. Tornate ingenui, fatevi stupire. Vi sorprenderete più di una volta a sorridere alle pagine del libro. Vi affezionerete ai personaggi e vorrete sapere spasmodicamente come va a finire il racconto. Abbandonatevi.

Non avete voglia anche voi di un pizzico di magia nelle vostre giornate?

Alla prossima storia, amici lettori!

 

Gennaio: The Hate You Give. Il coraggio della verità

Sì. Non è più gennaio. E sì, non ho scritto questo mese. Ma è tutto sotto controllo. Ho appena finito di leggere il romanzo che mi ha accompagnato in questo inizio 2019. E lasciatevelo dire, amici lettori: che romanzo!

Di cosa parla The Hate You Give?

Di rabbia. Di lotta. Di paura. Di identità. Di razze. Di bianchi contro neri. Di fratelli e di nemici. Parla di gang, di violenza. Parla di ingiustizia. Parla di un’America incazzata.

Parla del tempo buio che stiamo vivendo. Quello dal quale sogno di svegliarmi. Quello che non voglio lasciare in eredità al prossimo.

E Starr, la sedicenne nera, protagonista della storia di questo romanzo, e la sua intera famiglia sgangherata, abituata a vivere nel ghetto, è d’accordo con me.

Tua sorella si chiama Starr perché è stata la mia luce nel buio.

p. 339

È questo che Angie Thomas, l’autrice, vuole davvero raccontarci.

Può esserci luce nel buio.

Anche quando assisti impotente all’omicidio di due amici. Anche quando il tuo migliore amico viene assassinato ingiustamente da un poliziotto bianco.  O quando tuo padre viene costretto a mettersi faccia a terra perché è un ex detenuto. E perché è nero.

E voi sapete cosa significa THUG LIFE?

’Pac diceva che Thug Life, cioè “vita da teppista” stava per The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody, L’odio che rovesciamo sui bambini fotte tutti.

Inarco le sopracciglia. “Cosa?”

“Ascolta! The Hate U, la lettera U, Give Little Infants Fucks Everybody. T-H-U-G-L-I-F-E. Nel senso che quello che la società ci vomita addosso da piccoli le si rivolta contro quando ci incazziamo. Capisci?”

p. 22

Questo è l’ultimo insegnamento che Khalil riesce a dare a Starr, prima di essere sparato a bruciapelo da un agente senza nessun reale motivo.

Alza lo sguardo, Starr.

p. 96

Ma quant’è difficile uscire allo scoperto? Ammettere a se stessi che la morte di qualcuno, di una persona cara, la morte di cui sei il testimone oculare, non ha avuto senso. Quant’è difficile confessare di aver paura di ritorsioni sulla propria famiglia? Quant’è difficile fare la cosa giusta? E quanto può essere difficile trovare il coraggio di raccontare tutto a procuratori e poliziotti che vogliono solo giustificare un collega. Perché “tanto era solo uno spacciatore”.

Ma perché Khalil spacciava? Perché alcuni di noi (i reietti della società, quelli che ci sforziamo di non vedere agli angoli delle nostre città scintillanti, per intenderci) sono costretti a spacciare?

“Perché hanno bisogno di soldi” rispondo. “E non hanno molti altri modi di procurarseli.”

“Esatto. La mancanza di opportunità” dice papà. L’America del grande capitale non crea occupazione nei nostri quartieri, e di sicuro non ci assume volentieri. Poi, diamine, anche quando arrivi a prenderti un diploma, molte delle nostre scuole non ti danno una preparazione adeguata.”

 “(…) La droga da qualche parte arriva, e sta distruggendo la nostra comunità. (…) I Khalil vengono arrestati per spaccio, trascorrono metà della loro vita in carcere, un’altra industria da miliardi di dollari, oppure quando escono non riescono a trovare un vero lavoro e probabilmente si rimettono a spacciare. È questo l’odio che ci somministrano, piccola, un sistema studiato contro di noi. È questa la Thug Life”

pp. 161-162

p. 184

E come si fa a condannare la frustrazione dei popoli oppressi? La sete di giustizia e di libertà. Io rispetterò sempre questa rabbia. Non decidi di che colore sarà la tua pelle. Né in che parte di mondo nascerai. Puoi decidere qualcos’altro, però.

Una voce

È proprio questo il problema. Permettiamo alle persone di dire certe cose, e loro le dicono così spesso che dopo un po’ lo trovano ammissibile e noi normale. Ma che senso ha avere una voce, se poi resti in silenzio quando non dovresti?

p. 233

Puoi decidere di usare la tua voce.

Tempo fa pensavo che la mia generazione, e io in prima persona (non voglio nascondermi), non fa abbastanza per manifestare il proprio dissenso. Eppure sono convinta che c’è, che serpeggia. Allora arrabbiamoci di più! Protestiamo di più. Facciamoci sentire. Non possiamo aspettarci che qualcuno lo faccia al posto nostro. I supereroi della nostra storia siamo noi. E se è vero che ognuno lotta come può, è anche vero che forse non è abbastanza, allo stato attuale. Voglio fare di più. Voglio parlare di più. Voglio essere più coraggiosa.

Khalil, io non dimenticherò mai.

Non mi arrenderò mai.

Non starò mai zitta.

Lo prometto.

p. 405

E voglio prometterlo anch’io.

Per cambiare le cose, bisogna lottare. E l’arma più potente è la nostra voce. Forse ora tocca a noi. Questo, per dirla con Angie Thomas, potrebbe essere

“Qualcosa per cui vivere, qualcosa per cui morire”.

 

 

  • Il brano musicale nel video è Rêverie di Debussy

Che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi?

E così, tra una sinfonia di Bach e l’altra, tra un corso di linguistica e uno di letteratura sul romanzo dell’Ottocento e la città in Russia, Inghilterra e Francia, alla nostra Selin capita di innamorarsi. Di Ivan, un ragazzo ungherese che studia matematica e si sta specializzando in teoria della probabilità.

Due mondi incredibilmente diversi. Forse opposti. Comunicare è così faticoso e affascinante allo stesso tempo.  Voglio dire, Selin per rilassarsi ripete come una sorta di mantra la domanda “Che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi?”. Lui è concentrato sulla sua carriera accademica e sta per laurearsi.

Ivan disse che voleva diventare un matematico. Io dissi che volevo diventare una scrittrice.

-Cosa vuoi scrivere? Drammi storici, saggi, poesie?

-No, romanzi.

-Interessante, -disse Ivan. -Secondo me, tu puoi scrivere un bel romanzo.

-Grazie, -risposi. -Secondo me, tu puoi diventare un bravo matematico.

-Davvero? Come lo sai?

-Non lo so. Sono educata.

-Aha, ho capito.

p. 101

Questo è un esempio di uno dei loro pochissimi dialoghi. Il loro rapporto, in realtà, si sviluppa quasi interamente via e-mail. Possono passare giorni prima che Selin ottenga una risposta da Ivan. A volte, addirittura, dimentica anche di avergli scritto.

Ma per qualche oscuro motivo continuano a scriversi e a rincorrersi. Tra fraintendimenti e appuntamenti mancati. Tra nottate passate su una panchina e conversazioni nel dormitorio dell’università. Selin scopre che Ivan ha una fidanzata. È proprio lui a presentargliela. Eppure lei decide di passare gran parte delle sue vacanze estive in Ungheria, in piccoli paesini sperduti, a insegnare inglese ai ragazzi. Solo perché Ivan è ungherese e passerà qualche settimana a casa.

Alcuni di noi direbbero che è una decisione da idioti. Ma chi è che non si è ritrovato in una situazione paradossale, surreale o semplicemente idiota per stare con una persona di cui ci si è invaghiti?

Selin non conosce quasi per niente Ivan ma sente di doverlo seguire. Forse ha bisogno di sentirsi idiota e fuori luogo. Si aggrappa a quei piccoli segnali di interessamento che lui ogni tanto decide di inviarle. E probabilmente anche a lui piace Selin. Forse non così tanto però. Non così profondamente. Ogni frase che lui le scrive o le dice è così ambigua che fino alla fine non sapremo (e Selin non saprà) cosa stia pensando davvero questo ragazzo.

Suona terribilmente familiare eh? Perché le persone non dicono chiaramente cosa vogliono? Perché è così difficile essere sinceri? Forse perché

(…) la civiltà è basata sulle bugie.

p. 354

Chi può saperlo? In ogni caso, pare non ci sia scampo. In alcuni momenti, comprendere le intenzioni di chi ci sta davanti sembra un’impresa praticamente impossibile. Incomunicabilità? Insicurezza? Fretta?

Forse alcune persone incrociano il nostro cammino per far venire fuori l’idiota che è in noi. L’importante è realizzarlo, a un certo punto. O è bene che qualcuno ci metta davanti la brutale verità. Come fa Svetlana, la migliore amica di Selin…

In ogni caso, vorrei ringraziare Elif Batuman, autrice newyorchese di origini turche, per aver dato vita al personaggio indimenticabile di Selin. Grazie a lei nessuno di noi, matricola o meno, si sentirà solo nella sua idiozia.

Che poi come sarebbe la vita senza gli idioti?

I mean, think about it.

 

 

Un laboratorio creativo di letteratura, arte e passione

Here we go!

Tempo fa, in un periodo di stand-by e incertezza, ho lanciato una sfida a me stessa.
Volevo essere l’autrice di un blog che parlasse sì di letteratura, ma che lo facesse in modo un po’ diverso, più creativo e che potesse, in qualche modo, dare risposte a chi è in cerca di ispirazione.

Mi ero data come obiettivo quello di parlare di un libro al mese. Oggi ho capito che non mi voglio accontentare e che, imprevisti permettendo, proverò a fare di più!

Nuove proposte, classici…Mi lascerò ispirare, trasportare da quello che mi attrae.

Un laboratorio creativo.
Le parole saranno solo il pretesto per scoprire qualcosa che ancora non so.
Di me. Del mondo. Della vita.

Letteratura, arte e passione. Le uniche armi che valga la pena avere con sé.

Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su sé stessi: la mia prima patria sono stati i libri.

Marguerite Yourcenar