Siamo di nuovo amici

Nell’ultimo capitolo della trilogia “Prediche e acqua minerale” di John O’Hara, gli USA della Seconda guerra mondiale, delle scalate sociali, dei rapporti di convenienza e degli amori nascosti.

Parliamo di trama

In una banale domenica sera d’estate, lo scrittore Jim Malloy, nonché alter ego di O’Hara, accoglie nel circolo per soli uomini di cui è grande fan e assiduo frequentatore il suo vecchio amico Charley Ellis, che gli racconta di aver appena perso Nancy, la sua adorata moglie.

Questa triste notizia innesca una sorta di flashback dal sapore un po’ amaro, che permette all’autore di ricordare a sé stesso e al suo alter ego, diventato oramai uno scrittore affermato e conosciuto, gli anni in cui si delineano i rapporti di una vita, d’amicizia ma anche d’amore.

Quella società d’oltreoceano che ci ha sempre attirato

Non era proprio una novità, che l’amante fosse più marito del marito; ma non avevo mai visto un caso in cui la geografia, o il sistema di vita di una città, avesse tanta influenza.

p. 59

Tornando indietro nel tempo, il protagonista ci presenta un panorama fatto sì di ricordi di gioventù ma anche e soprattutto di circoli esclusivi e di pettegolezzi sussurrati (neanche poi così a bassa voce) d’orecchio in orecchio.

È un triste spettacolo quello di questa New York aristocratica più annoiata che mai, decaduta moralmente, che consuma le sue tresche frettolosamente e poi le giustifica dietro le porte dei salotti più in voga.

Se da un lato ci disgusta e ci rattrista, dall’altro queste sagome di fragilità e cattiveria ci attirano come le falene verso la luce. Torniamo lì a scoprire l’abisso di una società che si specchia nella sua miseria.

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Domani a quest’ora

L’ultimo romanzo di Emma Straub indaga il rapporto padre-figlia aprendo una finestra nel tempo e scoprendo una dimensione nuova sulle infinite variabili dell’esistenza

Una protagonista normale

Alice sta per compiere quarant’anni. Vive a New York, lavora nell’Upper East Side, nell’amministrazione della scuola in cui ha anche studiato, è fidanzata da un anno con Matt, dopo una lunga serie di relazioni occasionali e fallimentari. Soprattutto, però, Alice ha un padre, Leonard, famoso scrittore di fantascienza, al quale è molto legata e che va a trovare ogni giorno in ospedale, dove è ricoverato in condizioni abbastanza gravi. Il giorno del suo quarantesimo compleanno, dopo aver rifiutato la proposta di matrimonio di Matt, la protagonista festeggia a cena con l’amica di sempre, Sam, una donna super impegnata e presa dai suoi figli piccoli. Mentre torna a casa, Alice decide di entrare nel bar in cui passava le serate da ragazzina e, guadagnatasi una bella sbornia, si ritrova stranamente davanti al portone di casa di suo padre, dove cade in un sonno profondo. 

È questo il momento in cui accade la magia

Si sentiva come si sentiva sempre in certe notti d’estate, come se le mancasse già il momento che ancora stava vivendo. 

p. 203

Un’altra possibilità

Tante persone trascorrevano la loro vita desiderando di essere capite. Tutto ciò che Alice voleva era più tempo.

p. 239

Al risveglio, Alice si ritrova sedicenne. In casa c’è suo padre Leonard, perfettamente in salute, con in grembo la gatta di famiglia mentre legge il giornale. Davanti a sé, la prospettiva di vivere l’intera giornata del suo compleanno nel corpo di un’adolescente, ma con la mente e i ricordi di lei ormai quarantenne. Il futuro è tutto da scrivere.

Così inizia il viaggio nel tempo di una giovane donna alla riscoperta della sua identità, delle sue passioni, dei suoi segreti. Nel tentativo disperato e, al tempo stesso, dolcissimo, di salvare la vita al padre.

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Le folli montagne di H. P. Lovecraft

Sullo sfondo dell’inospitale terra antartica, tutte le certezze sulla nascita della vita sulla Terra sono messe in dubbio da creature mostruose e antichissime.

OssessivoAffascinanteCriptico.
Sono questi gli aggettivi che vengono in mente leggendo “Le Montagne della Follia”, il romanzo di uno dei più grandi autori horror di sempre: Howard Phillips Lovecraft.

Da quel momento in poi, dieci di noi, ma in special modo io e lo studente Danforth, fummo costretti ad affrontare un mondo orrendamente vasto di orrori latenti, che nulla riuscirà mai a cancellare dalle nostre menti, e che avremmo voluto evitare di condividere con il genere umano se solo avessimo potuto.

p. 40

Considerato il padre della cosiddetta weird fiction, lo scrittore solitario di Providence (Rhode Island), nonché poeta e critico letterario, nato nel 1890 e morto nel 1937, ebbe un’infanzia molto difficile, segnata dalla morte in manicomio del padre e dall’atteggiamento iperprotettivo della madre. Ancora bambino, a soli dieci anni, manifestò i primi sintomi di esaurimento nervoso, un problema che si trascinerà dietro per tutta la vita.  

Finalmente ci eravamo imbattuti in un avamposto del grande continente sconosciuto e del suo misterioso mondo di morte gelida!

p. 11

Pubblicato, non senza difficoltà, nel 1936, “Le Montagne della Follia” rappresenta perfettamente quella letteratura soprannaturale di cui Lovecraft è considerato il maestro. Un mondo polare e indecifrabile, creature mostruose che animano una città sconosciuta, ma esistente probabilmente da milioni di anni prima che si sviluppasse qualunque forma di vita sulla Terra.   

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La campana di vetro

Sullo sfondo di un’America borghese e perbenista, la poetessa Sylvia Plath parlava di malattia mentale, anticonformismo e morte, diventando punto di riferimento di un’intera generazione.

Il prossimo 27 ottobre, Sylvia Plath avrebbe compiuto 90 anni.
Invece, si è suicidata circa un mese dopo la pubblicazione del suo romanzo “La campana di vetro”, nel febbraio del 1963. Aveva 31 anni ed era una poetessa americana.

Pubblicato in America soltanto nel 1971 per volere della madre e dell’ex marito Ted Hughes, il romanzo semiautobiografico di Sylvia Plath venne considerato un libro di culto per un’intera generazione, una sorta di Giovane Holden per ragazze in cui finzione e realtà si alternano sapientemente facendo emergere i temi dell’anticonformismo, della malattia mentale e della morte.

La protagonista è Esther Greenwood, alter ego dell’autrice, una brillante e promettente studentessa di provincia vincitrice di una borsa di studio in una nota rivista di moda newyorkese. L’ambiente sofisticato, ma contestualmente caotico e asfissiante della città, finisce per strangolarla, costringendola a oscillare pericolosamente tra il fascino della morte e la rassegnazione alle atroci cure psichiatriche dell’epoca.

Con il passare del tempo, il senso di oppressione sempre più violento, generato da quella stessa “campana di vetro” che avrebbe dovuto proteggerla, si trasforma in una trappola che le toglie il respiro.

Leggi l’articolo completo su Jefferson

L’aborto. Una storia (talvolta) romantica

Come sapete, da un mesetto potete trovarmi anche su Jefferson – Lettere sull’America, il primo portale in italiano interamente dedicato agli USA.

La mia rubrica si chiama Jefferson Bookplane (sì, sono cresciuta ascoltando buona musica) e proverò a parlarvi di letteratura americana.

L’aborto. Una storia romantica” è il mio secondo articolo. Ve ne riporto uno stralcio:

Ho sognato di svegliarmi un giorno e di non poter più decidere per me. Per il mio corpo. Per il mio futuro.

Richard Brautigan, straordinario scrittore

Una donna senza fortuna, Pesca alla trotaAmerican Dust sono solo alcune delle opere di Richard Brautigan, scrittore e poeta americano, vissuto inizialmente ai margini della Beat Generation e riscoperto recentemente anche in Italia grazie alla casa editrice Minimum Fax. Nato nel 1935 a Tacoma, nello stato di Washington, e morto suicida nel 1984 a Bolinas, in California, Brautigan ha saputo spiazzare i suoi lettori con l’inconfondibile stile asciutto, frammentato e poetico.
L’aborto è stato pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1971.

La necessità di legalizzare l’aborto del Dottor O. L’autore, vicino ai quaranta, mi è parso dottoresco e molto nervoso. (…)
«È tutto quello che posso fare» ha detto.
«Vuole metterlo lei su uno scaffale?»
«No. Se ne occupi lei. Io non posso fare altro, per me. È una vergogna, perdio».

p. 24

“Per fortuna che adesso è tutto diverso”. È questo che avrei voluto pensare leggendo L’aborto. Ma, preso atto delle recenti scoperte di Politico sulle intenzioni della Corte Suprema americana, delle difficoltà sperimentate dalle donne ucraine stuprate dai soldati russi e dei dati impietosi sulla situazione delle strutture ospedaliere italiane, converrete con me che non siamo poi così distanti da quando negli Stati Uniti le donne erano costrette a recarsi in Messico per poter interrompere una gravidanza indesiderata.

Per scoprire di più, non vi resta che cliccare qui.

A presto, amici lettori!

Cormac McCarthy on my mind

Da oggi, mi trovate su Jefferson – Lettere sull’America, il primo portale in italiano interamente dedicato agli USA.

La mia rubrica si chiama Jefferson Bookplane (sì, sono cresciuta ascoltando buona musica) e proverò a parlarvi di letteratura americana.

Cormac McCarthy on my mind” è il mio primo articolo. Ve ne riporto uno stralcio:

Il Bianco e il Nero

Due uomini, chiamati solo “Bianco” e “Nero”, per il colore della loro pelle, seduti a un tavolo sul quale è poggiata una vecchia Bibbia, che discutono dei massimi sistemi. Nella fattispecie, un professore universitario (Bianco) che ha tentato di suicidarsi, buttandosi sui binari del Sunset Limited e un ex carcerato cristiano evangelico (Nero) che prima l’ha salvato e poi lo ha invitato nel suo modesto appartamento newyorkese. Due universi contrapposti destinati a non incontrarsi mai?
Beh, a questa domanda non risponderò. Innanzitutto perché lo spoiler è da sempre nemico del bene e, in secondo luogo, perché non è poi così importante. 

Per scoprire di più, non vi resta che cliccare qui.

A presto, amici lettori!

Ottobre: Scusate il disturbo

Il tempo altro non è che un sistema di misura del decadimento della carne.

Pag. 21

Due anni. Una pandemia in mezzo.

Che strano, dissi al corriere per telefono, sembra quasi che tutte le forze invisibili del mondo ci remino contro.

Pag. 7

Sono stata assente due anni. Forse ci ho messo due anni a ritrovare i pezzi, come in un puzzle da più di 1000 tasselli (si chiamano tasselli? Forse no). Quelli che da piccola mi facevano incazzare comunque. Quelli con i pezzettini tutti dello stesso colore del cielo. Quelli che non sono mai riuscita a completare. Mai avuto molta pazienza. Mai.

Mi conoscevo e non mi conoscevo. Solo da poco l’ho capito. E forse anche Helen non sapeva di non conoscersi, e di non conoscere suo fratello adottivo.

Un bel giorno, improvvisamente, la trentaduenne coreana, protagonista di Scusate il Disturbo, riceve una telefonata da uno zio, uno di quei parenti che non ti chiamano mai. "Tuo fratello adottivo è morto. Si è suicidato".

Helen, dopo anni e anni di lontananza da casa, nel Milwaukee, decide di partire. Decide di investigare sulla morte del fratello. Com’è possibile? Qual è la motivazione dietro un gesto così inspiegabile e violento? Deve capire, deve sapere.

Un viaggio disturbante all’interno di una famiglia. Di una casa che puzza di muffa, di regole troppo severe e inutili, di perbenismo, di animali morti lasciati marcire nel legno degli armadi, di spray per uccidere i parassiti delle piante.

Detestavo le nuvole, la nebbia, certi tipi di filosofia, i bambini piccoli e la poesia. Preferivo il concreto, l’assoluto e le storie, vere o inventate.

Pag. 27

Mi sono spesso chiesta, andando avanti nella lettura, “ma dove va a finire questa maledetta indagine?”. Sono troppo abituata ormai ai ritmi serrati delle serie tv poliziesche di cui mi nutro avidamente da anni. Subito un minuscolo indizio ed ecco che BUM. Prima pista. Primo sospettato. BUM. No. non è lui l’assassino. BUM. Nuovo indizio, nuova pista. Per tenere sempre desta l’attenzione, per non darti il tempo di pensare. Ma poi mi sono fermata. Aspetta. Non è così che funziona nella realtà.

Quanto ci vuole a far sedimentare un pensiero? Quanto a decidere di aprire una porta? Quanto ad accettare che qualcuno ti sta dicendo la verità?

Questo romanzo è lento. Dilatato. A volte anche snervante, per chi come me fa i conti con l’impazienza. Ma se decidi di abbandonarti, di seguire i ragionamenti schizzati di Helen, le sue manie, la sua ricerca di attenzioni, la sua necessità di dire sempre quello che pensa, se decidi di rallentare e partecipare alla ricerca della verità su suo fratello adottivo, ti si apre un ventaglio infinito di indizi, di piste, di domande.

Quanto conosci le persone che reputi più vicine a te? Quanto conosci te stesso e le tue reazioni? Quanto pensi che gli altri ti conoscano?

Gliela farò vedere io, dissi al vento.
A tutti quelli che nella vita mi hanno ignorato, tutti quelli che hanno sottovalutato la forza della mia volontà, la mia forza vitale.

Pag. 122

Non dico di più. Io ho riso molto, mi sono commossa. Mi sono incazzata. Ho tifato per Helen. E ho voluto farmi disturbare da lei e dalla sua magnifica follia.

Pag. 122

Autore: Patty Yumi Cottrell
Editore: 66th And 2nd
Collana: Bazar

La traccia musicale nel video è Beige di Yoke Lore